28 marzo: manifestazione nazionale a Roma indetta da SdL intercategoriale, Cub e Cobas (da Il Manifesto del 29 marzo 2009). ROMA – Migliaia di facce, migliaia di storie, un unico problema comune: la crisi. Che attanaglia la fascia «debole» del paese: lavoratori, precari, cassaintegrati, disoccupati, studenti, migranti. C’erano loro ieri a sfilare per le strade di Roma nel corteo nazionale indetto dai tre sindacati di base Cobas, Cub e SdL contro il G14 sul welfare. Una manifestazione per chiedere lavoro, reddito, casa e integrazione. Diritti fondamentali per una democrazia degna di questo nome, ma siamo in Italia. E per ribadire un secco «no» al modello di gestione della crisi economica del governo Berlusconi, per dire che «un nuovowelfare è possibile » e per lanciare una sfida alle leggi «liberticide» sullo sciopero. «La crisi la paghino banchieri, padroni ed evasori» scandiscono dal megafono gli organizzatori mentre tutti si mettono dietro al grande striscione che apre il corteo: «Voi G14 con i responsabili della crisi; noi con i lavoratori, i disoccupati e i precari». Sono da poco passate le 15 quando lo spezzone sindacale parte da piazza della Repubblica. Dietro gli studenti dell’Onda, appena arrivati dalla Sapienza. Si scende verso via Cavour, poi via dei Fori Imperiali, largo Argentina fino a piazza Navona. In un percorso reso «off-limit» dal protocollo Alemanno sui cortei, ma ieri si è fatta un’eccezione. Arrivano da tutta Italia: Campania, Lombardia, Emilia Romagna, Sicilia, Abruzzo, la geografia della crisi non conosce confini. Dagli altoparlanti del camioncino che guida i manifestanti la musica si alterna alle parole dei manifestanti. Alle loro storie. Storie di ordinaria disperazione. «Sono una precaria della scuola. Insegno a Roma,mavivo a Latina. Ogni giorno faccio settanta chilometri ad andare e settanta a tornare. Sono sola con due figli. Prendo 1.100 euro al mese e a giugno sarò in mezzo ad una strada» dice Anna. E poi c’è Luigi, 70 anni, quarantotto dei quali passati nelle ferroviere. Ora è in pensione ma è in piazza accanto al figlio, anche lui ferroviere e con un contratto che scade tra tremesi. Lo tira fuori dalla tasca e me lo mette davanti agli occhi: «Ho tre bimbi piccoli e un mutuo che scade tra diciotto anni, che devo fare? ». Alle 18 il lungo corteo entra a piazza Navona, dove sul palco allestito accanto alla fontana del Bernini si fanno gli ultimi appelli e il bilancio della giornata. «Una manifestazione importante perché segna la nascita di una grande, nuova alleanza sociale fatta di lavoratori, di precari, di disoccupati, di studenti, dove non c’è spazio per i partiti tradizionali e non ci sono egemonie». Piero Bernocchi non nasconde la sua soddisfazione per «il grosso risultato qualitativo e quantitativo della manifestazione, superiore perfino alle nostre stesse previsioni», 50.000 secondo gli organizzatori. Quanto alle provocazioni paventate alla vigilia del corteo, il portavoce dei Cobas ribadisce che «qualcuno ha voluto creare un clima di intimidazione e di paura, ma la gente ha risposto bene non lasciandosi scoraggiare e anche le Forze dell’ordine hanno fatto fino in fondo la loro parte. Certo, la provocazione di piazza Venezia di alcuni finanzieri (che presidiavano l’altare della Patria in assetto antisommossa, ndr) poteva essere evitata ma complessivamente la situazione è stata gestita bene ». Il prossimo appuntamento è ora quello con lo sciopero generale in programma il 23 aprile, «quando riaffermeremo – spiega Bernocchi – una piattaforma di lotta globale che comprende, tra l’altro, il blocco dei licenziamenti, la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, reddito minimo garantito per chi non ha lavoro, continuità del reddito per i lavoratori atipici, un piano di massicci investimenti per la messa in sicurezza dei posti di lavoro e per il reperimento di alloggi popolari, il blocco degli sfratti». Nel corteo sventolano anche bandiere politiche. Prc, Pdci, Sinistra e libertà, Sinistra critica, Partito comunista dei lavoratori. Militanti e anche qualche esponente. Come il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero che giudica «ottima» la manifestazione perché «tiene assieme tutti gli strati sociali colpiti dalla crisi e che chiede al governo di cambiare politica visto che sino ad ora ha fatto solo gli interessi di chi la crisi l’ha provocata e non dei lavoratori che la stanno pagando». Per Luigi Nieri (Sinistra), assessore al Bilancio della regione Lazio «c’è necessità di rafforzare le forme di protesta contro un governo che sta facendo disastri sociali, culturali ed economici».